Datazione: metà del XVI sec.
Dimensioni originali: cm 47,5x37,7
Conservata al Museo storico di Mosca; proveniente dal Monastero delle Solovki.
Appartiene al tipo iconografico della Tenerezza, formatosi nell’arte bizantina alla fine del X secolo e diffusosi ampiamente nell’XI-XII secolo in seguito all’apparire di nuovi testi legati alla liturgia della settimana santa. La composizione di questa icona non coincide nei particolari con nessuna delle icone russe taumaturgiche della Tenerezza. D’altro canto, non si può escludere che si basi su un antico e venerato modello. La posizione delle mani della Vergine è quella della Grande umiltà o Vergine Addolorata: Maria custodisce il Figlio nel cuore. Il suo sguardo è severo e materno, consapevole della futura Passione. L’immagine del Bambino col chitone bianco e il manto intessuto di assist d’oro, richiama la forma di un calice rovesciato. Il piede destro rovesciato rispetto al sinistro, indica la duplice natura umano-divina del Cristo. Sul retro della tavola si è conservata una scritta posteriore, che probabilmente ne riprende una più antica: “Supplica dell’igumeno Filipp”. L’icona apparteneva probabilmente a san Filipp (Kolycev), che era stato igumeno del monastero delle Solovki nel 1548-1566, e poi divenne metropolita di Mosca (nel 1569 fu deposto e ucciso per ordine di Ivan il Terribile).
Datazione: Mosca, fine del XVII, inizio XVIII sec.
L’icona è vicina nella composizione all’immagine del Salvatore da una Deesis conservata nel monastero della Trinità di San Sergio. Il volto è particolarmente interessante perché riproduce meravigliosamente le caratteristiche peculiarmente russe del tipo iconografico, con una soluzione del soggetto tipica dell’antica produzione moscovita.